domenica 22 luglio 2012

L'angolo dell'avventuriero: Beneath a Steel Sky


Revolution Software è stata fondata da Charles Cecil, Tony Warriner, David Sykes e Noirin Carmody in Inghilterra nel 1990 come reazione alle avventure grafiche della Sierra. Il loro primo gioco, Lure del Temptress, non riscosse molti consensi, ma al secondo tentativo azzeccarono il colpo e Beneath a Steel Sky è universalmente riconosciuto come un classico del genere.

Beneath a Steel Sky si svolge in un'Australia futuristica dove la maggior parte della popolazione vive in enormi città a conduzione aziendale e piccole tribù si sono stanziate nel deserto conosciuto come The Gap (la Radura nella versione italiana). L'introduzione, affidata al fumetto allegato al gioco ad opera del mitico Dave Gibbons (Watchmen) che ha anche disegnato tutti gli sfondi, racconta la storia di un ragazzino il cui elicottero precipita nel Gap e viene allevato dagli aborigeni. Ricordando solo il suo nome di battesimo, Robert, gli viene conferito il cognome Foster per via di una lattina di birra Foster's Pilsner trovata sul luogo del disastro. Nella versione americana, per evitare violazioni del copyright, il marchio della birra è stato sostituito con “SS IPM RAW" che letto al contrario forma warm piss, piscio caldo. Foster è un ragazzo brillante e riesce a costruire un piccolo robot di nome Joey per tenergli compagnia. Raggiunta l'età adulta si verifica un nuovo sconvolgimento nella sua vita quando un elicottero atterra nella Radura e individui in divisa nazistoide lo rapiscono per riportarlo nella giungla urbana conosciuta Union City, non prima di averne sterminato la famiglia adottiva. Le cose si complicano quando l'elicottero in avaria precipita sulle torri della città lasciando Foster come unico superstite. Come se non bastasse, la polizia locale lo ha classificato come terrorista e comincia a dargli la caccia. Sempre più confuso, Foster vede friggere davanti ai suoi occhi un poliziotto in procinto di arrestarlo, come se una forza invisibile vegliasse su di lui. Comincia così un discesa verso il basso in cerca di risposte.

Union City è socialmente stratificata in diversi livelli, con il concetto di acropoli sovvertito. I poveri e gli operai vivono nelle fabbriche ai livelli superiori mentre all'alta borghesia e ai quadri dirigenziali sono riservati i livelli più bassi. L'intera città è controllata dal LINC, un computer che controlla ogni singolo aspetto della vita e a quanto pare ha raggiunto l'autocoscienza dopo essersi fuso con la mente di uno dei suoi creatori. Lo shock culturale per l'ingenuo Foster è enorme, sia per l'eccessivo controllo governativo che per la strana gente in cui si imbatte.

La palma di personaggio più divertente e satirico del gioco va al grasso supervisore di fabbrica Gilbert Lamb, che trotterella in giro indossando un cappotto di pelliccia "fatto con gli ultimi dieci castori rimasti al mondo" e il suo doppio mento si può ammirare nella gloriosa bassa risoluzione VGA. Non ha praticamente idea di ciò che fa la sua fabbrica né gliene frega qualcosa. Vive per pavoneggiare il suo status sociale nonostante si mantenga sul vago su come abbia fatto a raggiungerlo. Esaurire il suo conto in banca e abbassarne lo status è un atto di giustizia sociale.

A far compagnia a Foster troviamo il fido Joey. Oltre a fungere da spalla comica, è possibile inserire la sua scheda madre in diversi modelli robotici che saranno d'aiuto nel corso dell'avventura. In puro stile cyberpunk è anche possibile interfacciarsi con il LINC, previa operazione per ottenere una porta installata nel cranio in cambio dei testicoli di Foster (post-mortem, per sua fortuna). Nel cyberspazio Foster è rappresentato da un avatar blu che assomiglia parecchio al Dr. Manhattan di Watchmen (chissa come mai) e gli oggetti dell'inventario sono rimpiazzati da comandi più attinenti al mondo virtuale.


Anche se all'apparenza si potrebbe pensare il contrario, ho trovato Beneath a Steel Sky un gradino più maturo rispetto ad altre avventure grafiche dell'epoca. Una coesistenza un po' straniante tra atmosfera opprimente e situazioni umoristiche. Sepolto sotto quintali di battute come vuole la tradizione e musichette scanzonate, il tono è più tetro e adulto di quanto possa sembrare, anzi una volta entrati nelle gallerie della metropolitana per scoprire i segreti del LINC il fattore demenziale sparisce del tutto. L'ottima scrittura tiene in piedi questo delicato equilibrio.

Il gioco presenta una versione migliorata del motore Virtual Theatre, già utilizzato in Lure of the Temptress, la cui caratteristica principale è che i personaggi non giocanti vanno in giro e parlottano tra di loro in maniera apparentemente casuale. In Lure andarli a cercare per l'area di gioco era un delirio, qui le cose vanno un po' meglio perchè non vanno mai troppo lontano.

Beneath a Steel Sky funziona perfettamente sui sistemi operativi odierni attraverso l'uso di ScummVM ed è oramai freeware. È possibile scaricare una copia gratuita da GOG. Nel 2009 venne rilasciata una versione rimasterizzata per iPad e iPhone che si dimostrano piattaforme ideali per le vecchie avventure grafiche. Recentemente Cecil e Gibson hanno affermato di aver avuto un'ottima idea per una futura collaborazione videoludica. Visti i rispettivi impegni con il nuovo capitolo della serie Broken Sword e il fumetto Secret Service scritto da Gibson in tandem con Mark Millar, non se ne parlerà tanto presto.

domenica 15 luglio 2012

Men in Black 3

Men in Black 3
USA, 2012, colore, 106 min
Regia: Barry Sonnenfeld
Sceneggiatura: Etan Cohen
Cast: Will Smith, Tommy Lee Jones , Josh Brolin, Jemaine Clement, Emma Thompson, Michael Stuhlbarg, Alice Eve, Bill Hader

Il supercriminale alieno Boris L'animale evade dalla prigione di massima sicurezza situata sulla Luna per vendicarsi dell'agente K che quarant'anni prima l'aveva gettato in galera dopo avergli staccato un braccio. Il piano prevede un salto temporale nel passato nel tentativo di uccidere il giovane K e impedire la creazione di un sistema di difesa orbitale che ha portato la sua razza all'estinzione. L'agente J lo seguirà a ruota per salvare il collega e la Terra stessa.

Quando uno studio si rivela essere a corto di idee per un franchise, la via più comoda è quella di riportarlo indietro nel tempo, magari in un periodo storico attualmente molto sfruttato dal cinema USA, gli anni '60. Dato che Men in Black 3 nasce come blockbuster-rimpiazzo del cancellato Spiderman 4 di Sam Raimi e la sua sceneggiatura è stata più volte riscritta in corso d'opera, era lecito attendersi un risultato che avrebbe richiesto l'uso di un neuralizzatore per rimuovere ogni traccia del film il prima possibile. Invece sorprendentemente, pur non essendo esente da difetti, MIB 3 funziona abbastanza bene e si colloca maggiormente vicino al capostipite del 1997 che all'orrendo sequel. Bisogna subito sottolineare che la sceneggiatura è di una semplicità inaudita, tuttavia il film riesce a mantenere un'energia frenetica e il ritmo giocoso per buona parte del film, concedendosi persino qualche momento dolceamaro. A tale proposito vengono alla luce alcuni retroscena che chiariscono la dimensione paterna che il personaggio di K assumeva nei confronti di J nel primo film. Il rammarico maggiore è che la New York del 1969 recava in sé tutta una serie di possibilità che, o per pigrizia o per mancanza di coraggio, sono appena abbozzate. Le potenzialità c'erano, solo che non vengono sfruttate a dovere. Per esempio, lo spaesamento di un afroamericano di oggi alle prese con una società per molti versi bigotta e razzista resta confinato in una gag e mezzo e la vena pop è piuttosto sottotono. È la stessa New York del 1969 ad essere poco dettagliata. Togliendo l'approssimarsi del lancio dell'Apollo 11, qualche auto d'epoca e il divertente incontro con Andy Warhol intento a fotografare modelle aliene nella Factory, non si ha molto l'impressione di trovarsi nel passato.

Nel cast spicca la performance di Josh Brolin, che interpreta il giovane ma non per questo più loquace agente K. Brolin fornisce un'emulazione praticamente perfetta del lavoro svolto da Tommy Lee Jones sul personaggio. Neanche a dirlo, il film poggia sulle sue spalle e quelle di Will Smith, che quando la smette di credersi l'attore serio che non è e ritorna alla sua dimensione originaria se la cava benone. Una breve partecipazione anche per Tomyy Lee Jones il cui ruolo è stato largamente e saggiamente ridimensionato. I segni del tempo si vedono eccome. La scelta è assolutamente condivisibile, appare chiaro che la stanchezza del personaggio è la stanchezza dell'attore. Jemaine Clement, sepolto sotto tonnellate di make-up, veste i panni del cattivo di turno, Boris l'animale, un tamarro tutto un digrignare di denti che spara aculei dal palmo delle mano. Con l'escamotage del viaggio del tempo i Boris diventano due ma anche sommandoli insieme non fanno un villain da ricordare: nulla a che vedere con Vincent D'Onofrio/Edgar. Il primo incontro tra le due versioni è un esplicito omaggio a Ritorno al futuro, quando il vecchio Biff del futuro mette in riga la sua avventata controparte giovane.
Quando Men in Black 3 venne annunciato, mi limitai, come penso molti altri, a fare spallucce. Forse è stata proprio la mancanza di aspettative che mi ha permesso di godermi appieno questo viaggio nel tempo, tema trito e ritrito. A prescindere dalla banalità della trama, non ci si annoia, le battute più o meno riuscite ci sono, Josh Brolin è un valore aggiunto e Mick Jagger è un alieno giunto sulla Terra per inseminare femmine umane. Che altro si può chiedere da un film come questo?

p.s.: palesemente indirizzati alla versione 3D sono il vorticoso salto temporale e la scollatura di Nicole Scherzinger.

sabato 14 luglio 2012

Trailer per l'action post-apocalittico The Day

Scomparso per qualche tempo dai radar, The Day si ripresenta con un nuovo trailer e una data d'uscita nei cinema statunitensi fissata per il 29 agosto, sempre che non sia disponibile prima tramite VOD. Per il suo terzo lungometraggio Douglas Aarniokoski (Highlander: Endgame) sceglie il futuro post-apocalittico. In un contesto votato all'azione, The Day segue, nell'arco di ventriquattr'ore, la lotta per la sopravvivenza di alcuni superstiti alla prese con un gruppo di cannibali guidati dal Padre (Michael Eklund, bravissimo in The Divide). Il cast comprende inoltre Dominic Monaghan (Il signore degli Anelli), Ashely Bell (L'ultimo esorcismo), Shawn Ashmore (X-Men - Conflitto finale) e Shannyn Sossamon (Le regole dell'attrazione).

mercoledì 4 luglio 2012

Aleksander Nordaas' In Chambers

Bak lukkede dører
Norvegia, 2008, colore, 9 min
Scritto e diretto da Aleksander Nordaas










Bella variante di Stay, non c'è che dire. Quest'anno Nordaas è tornato alla carica con Thale, un'altra incursione nel folklore scandinavo dopo i troll del 2010. Stavolta tocca alla huldra con la sua simpatica coda.


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