martedì 29 dicembre 2009

Gamer - Recensione

Gamer
USA, 2009, colore, 95 min
Regia: Mark Neveldine, Brian Taylor
Sceneggiatura: Mark Neveldine, Brian Taylor
Cast: Gerard Butler, Michael C. Hall, Amber Valletta,
Alison Lohman, Kyra Sedgwick, Logan Lerman

Dopo l’overdose d’azione ad elettroencefalogramma piatto dei due Crank, il duo Neveldine-Taylor ci trasporta in un prossimo futuro caratterizzato da tecnologie di comunicazione altamente avanzate. In un mondo dove i maxischermi sono presenti dovunque, incluse le piramidi, una nuova frontiera dell’intrattenimento videoludico e televisivo domina l’immaginazione delle masse: Slayers.
Nato dal genio di Ken Castle (il Michael C. Hall di dexteriana fama), la metà oscura di Bill Gates, Slayers consente ai giocatori di comandare il proprio alter ego in uno sparatutto in prima persona, salvo che quest’ultimo è rappresentato da un essere umano in carne e ossa (e tanto, tanto sangue). La tecnologia che lo rende possibile è il Nanex, una nanocellula artificiale da impiantare nella corteccia motoria del cervello, che è in grado di soppiantare le cellule preesistenti e controllare l’individuo mediante funzionalità di accesso remoto. La carne da macello è costituita da detenuti nel braccio nella morte a cui viene offerta la libertà se riescono a sopravvivere a trenta round di carneficina. Tra di loro spicca il misterioso Kable (Gerard Butler, oramai abbonato a ruoli da duro e puro) che è pericolosamente vicino ad uno scomodo rilascio. Le informazioni in suo possesso, infatti, porterebbero alla luce le manie di onnipotenza del nostro Bill Castle.
Nonostante la natura di action adrenalico, Gamer è meno banale di quanto si pensi. Nulla di trascendentale ovviamente, ma il fatto che il duo di registi riesca a inserire, tra sanguinolente battaglie nell’arena e inseguimenti vari, quel minimo di spunti di riflessione è sempre cosa gradita. La figura di Kable è una versione aggiornata del gladiatore nell’era della comunicazione di massa. Il tema della difesa della propria identità in contrapposizione ad un sistema disumanizzante si rispecchia nella caparbietà con cui Kable ripete il proprio vero nome (Tillman) a chiunque, e in primo luogo a se stesso. Quel nome diviene l’ultimo baluardo di individualità contrapposto all’utilizzo del nickname e la connotazione di merce che incarna.
Slayers non è l’unica ossessione di questo mondo futuristico. Largo spazio è dato anche alla precedente creazione di Castle, un gioco a metà strada tra The Sims e Second Life chiamato “Society”, aberrante conseguenza della dipendenza tecnologica. Nel coloratissimo mondo pop di Society, chi se lo può permettere può realizzare qualsiasi strana e perversa fantasia essenzialmente affittando altri essere umani.
Gamer non percorre strade nuove né rivoluziona in alcun modo i generi a cui appartiene, action e sci-fi, ma ripropone concetti familiari con una certa freschezza e un ritmo spedito.
L'azione ha un montaggio veloce ma non confusionario, è chiassosa, ricca di esplosioni e con qualche caduta nel cattivo gusto. I puristi non troveranno alcuna ripresa in soggettiva alla Doom (Andrzej Bartkowiak, 2005) ma avranno modo di inorridire ugualmente per alcune visuali in terza persona estrapolate da un action game a caso. Il microcosmo degli FPS online è ricreato con fedeltà e le strizzate d’occhio ai fan del genere si sprecano (gente che saltella nell’arena di gioco, i “camper”, la personalizzazione dell’arsenale).
Dal punto di vista formale il duo Neveldine-Taylor ripropone il consueto stile fatto di zoomate veloci, inquadrature non convenzionali e largo uso di stop-motion. Poteva essere riposta un’attenzione maggiore nella stesura dei dialoghi. Non che mi aspettassi citazioni dotte, ma nemmeno tanta banalità e mancanza di brio, senza contare che alcuni aspetti del plot scivolano semplicemente nell’oblio. La resa dei conti finale, preceduta dalla perfomance musicale di I’ve Got You Under My Skin, appare frettolosa e scarsamente ispirata. In definita uno scorrevole film d’azione infarcito di citazioni che spaziano da Hackers (Ian Softley, 1995) al costume di Pris direttamente da Blade Runner.

4 commenti:

Deckard ha detto...

Negli states non ha incassato molto. Troppo intellettuale per i loro standard? ahahah

Pischio ha detto...

fossi in te "licenzierei" faye

Count Zero ha detto...

No è brava, colpa delle feste.

Capocchione ha detto...

Un bel film ignorante come ce ne vogliono quando ti vuoi strafogare di popcorn, cocacola e rutto libero...

Peccato per il finale quasi solo accennato... (avevano finito la pellicola???)

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