sabato 9 ottobre 2010

2022: i sopravvissuti

Soylent Green
USA, 1973, colore, 97 min

Regia: Richard Fleischer

Sceneggiatura: Stanley R. Greenberg

Cast: Charlton Heston, Edward G. Robinson, Leigh Taylor-Young, Joseph Cotten, Chuck Connors, Brock Peters




Tratto liberamente dal romanzo “Largo! Largo!” di Harry Harrison, 2022: i sopravvissuti è un classico esempio di quella fantascienza settantiana che fa della mutazione sociale la sua figura sovrana estremizzando problematiche come la sovrappopolazione e l’esaurimento delle risorse.


Anno 2022. Stravolgimenti climatici hanno causato un vertiginoso aumento delle temperature e l’estinzione di buona parte delle specie animali e vegetali. Le poche fattorie rimaste, che nel film non si vedranno mai, sono sorvegliate e svolgono la loro funzione a beneficio esclusivo dei potenti. Unica forma di sostentamento per la popolazione povera e affamata è rappresentata dai prodotti a base di plancton della multinazionale Soylent. Nell’ambito dell’indagine sull’omicidio di un ex dirigente della multinazionale, il poliziotto Thorn (Charlton Heston) coadiuvato dall’amico Sol (Edward G. Robinson) scoprirà il funzionamento del sistema e la reale macabra origine degli alimenti della Soylent.

La vicenda si svolge in una New York sovrappopolata (si è raggiunta la cifra di 40 milioni di persone), caotica e decadente come una metropoli del terzo mondo. Ogni ambiente disegna efficacemente la classe sociale di riferimento. I ricchi vivono in spaziose abitazioni con prostitute incluse nella mobilia (vengono infatti definite “arredamento”) e possono godere dei sempre più rari cibi genuini. I poveri condividono ambienti sovraffollati, che si tratti di casermoni o di scalinate diroccate, e si sobbarcano attese interminabili per una razione di soylent verde. In questa società che non ha memoria di sé (ben pochi sanno leggere e i libri sono prerogativa degli anziani qui in versione custodi del passato) e vive in un presente fatto di privazione, l’eutanasia è incoraggiata. Essa si svolge come un rituale (non per nulla il luogo adibito alla dolce morte è chiamato il Tempio): le immagini di paesaggi naturali ormai perduti con sottofondo di musica classica mostrano al cittadino il mondo com’era. Da questo punto di vista 2022: i sopravvissuti si pone in netto contrasto con la ferma presa di posizione contro l’eutanasia di Rollerball di Norman Jewison, dove l’idolo delle folle interpretato da James Caan si rifiuta di autorizzare quella dell’amico e compagno di squadra ormai ridotto allo stato vegetativo.

La fotografia del veterano Richard H. Kline svolge efficacemente il compito di accentuare la desolazione degli spazi, bloccando le immagini di New York sulle tonalità più spente del marrone, del grigio e del verde. Solo alla comparsa dei titoli di coda ha luogo una vera e propria esplosione cromatica con le immagini di paesaggi naturali idilliaci. Proprio i titoli di coda sono basati su di un montaggio di immagini e musiche analogo a quello del rituale dell’eutanasia dando vita all’operazione retorica di paragonare lo spettatore all’umanità moribonda di un mondo imbarbarito descritta nel film.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido la recensione tranne nel punto riguardante l'eutanasia. Viene certo incentivata, a tal punto che per l'umanità è una prassi pressochè ovvia e normale quella di recarsi nei templi per morire dolcemente (anche perchè apparentemente non esistono altri modi per morire naturalmente) ma è intorno a questo tipo di morte che ruota la storia del film e inquieta poi lo spettatore nel momento in cui vengono svelati dal protagonista tutti i retroscena della reale funzione dei templi e in generale della propaganda del potere che -di fatto- è il burattinaio dei ceti bassi che oltre che non leggere (che è già sinonimo di cieca e impotente sottomissione) accetta passivamente supinamente tutto, morte compresa.

Count Zero ha detto...

Innanzitutto grazie per l'interessante commento. Di certo il rituale dell'eutanasia sveltisce i tempi ed è uno dei tanti strumenti che il potere utilizza per perpetuare se stesso a spese dei ceti più bassi, sfruttandoli persino dopo la morte. Tuttavia l'atto in sè non viene demonizzato, non suscita al solo pensiero un orrore condiviso da tutti come in Rollerball, una deriva filocattolica che mi ha sempre lasciato interdetto.

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