martedì 3 maggio 2011

Creatura degli abissi - Recensione

DeepStar Six
USA, 1989, colore, 105 min

Regia: Sean S. Cunningham

Sceneggiatura: Lewis Abernathy, Geof Miller

Cast: Nancy Everhard, Greg Evigan, Miguel Ferrer, Nia Peeples, Matt McCoy, Cindy Pickett, Marius Weyers
,

Sul finire degli anni 80 la meta del cinema di fantascienza si sposta dal cosmo alle profondità marine, simili ad una galassia nella loro fluidità sconfinata. Nel 1989 escono infatti ben tre film con la medesima ambientazione: l’ottimo The Abyss di James Cameron, Leviathan di George P. Cosmatos e Deepstar Six, il fratellino povero ma precedente agli altri due. In cabina di regia, Sean S. Cunningham, più attivo in veste di produttore che come regista e famoso soprattutto per aver diretto il primo capitolo della saga di Venerdì 13. Ben conscio che certi film, proprio come una puntata di MacGyver, dovrebbero rimanere confinati in un angolo della memoria, e ricordati attraverso il filtro dello sguardo di un decenne decido comunque di rispolverare la mia vecchia VHS registrata dalla tv e immergermi insieme agli undici membri dell’equipaggio della base di ricerca sottomarina Deepstar Six e ai simpatici modellini che la compongono. In realtà la base, costruita dal tronfio dottor Van Gelder su commissione della marina degli Stati Uniti, oltre alla funzione di ricerca si occupa anche della costruzione di una base missilistica che con questi cattivissimi e mefistofelici russi non si scherza. La missione è quasi al termine ma viene rivelata la presenza di una cavità sottomarina custodita da una parete di roccia e i nostri furbissimi scienziati colti da un raptus di frenesia e in barba alla norme di sicurezza decidono di farla esplodere, causando non solo danni strutturali alla stazione e la messa fuori uso della camera di decompressione ma anche il risveglio di una forma di vita sconosciuta che non ha mandato giù tutto il trambusto e considera l’equipaggio, obbligato a non poter utilizzare le capsule di salvataggio col pretesto della decompressione, particolarmente succulento.
Cunningham, ovviamente per motivi di budget, decide di puntare sulla tensione fallendo miseramente e fa palesare il mostro degli abissi soltanto dopo una buona ora di film, lasciandosi finalmente andare ad un po’ di splatter. Fino ad allora al massimo si può assistere ai tentativi di mettere una pezza alle infiltrazioni d’acqua e al crescente stato di isteria di cui si fanno protagonisti un Van Gelder che vede russi da tutte le parti facendo avvampare paranoie da Guerra Fredda e soprattutto un esagitato Snyder/Miguel Ferrer che riesce a farsi menare da tutti. La prima apparizione della creatura è di quelle che si ricordano, non tanto per l’animatronic in sé che ricorda il vermone di Tremors con qualche occhio in più, quanto per il ridicolo pupazzo da quattro soldi usato per simulare il palombaro tranciato in due. Da questo punto in poi, Deepstar Six diventa tutto sommato guardabile, se non altro per la curiosità di vedere fino a che punto si può spingere l’idiozia di certi personaggi che per l’occasione si armano di shark dart (una specie di fiocina caricata con cartucce di CO2, infilzi e boom) e fucili a pompa (che come è noto sono le armi standard che uno si porta nelle missioni sottomarine). In verità più che la creatura degli abissi stessa ci pensano gli stessi membri dell’equipaggio a farsi secchi tra loro. La parte del leone è affidata a Miguel Ferrer, vera e propria scheggia impazzita, che pungola qualsiasi cosa tranne che il mostro prima di ritinteggiare le pareti di una capsula di salvataggio con i suoi fluidi corporei. Il resto dell’anonimo cast risulta non pervenuto se si esclude Nia Peeples in funzione di miss canottiera bagnata.

8 commenti:

Udo Kier ha detto...

Trovarlo in italico linguaggio è impossobile ci ho già provato... Consigli?

Count Zero ha detto...

In lingua originale si trova senza problemi, non credo valga la pena sbattersi troppo per la versione italiana. Nelle mia videocassetta sono più fighi gli spot primi anni 90 che il film. C'è pure quello con Baresi e Costacurta che si fanno caricare da una biondona in Ferrari (!) e che il menage a trois abbia inizio. È una ceTTezza!

Boh non so mah ha detto...

Ho visto tutti e tre i "submarine-sf" di cui hai parlato, compreso il post, e sono d'accordo con te, CDA è una ciofechina da vhs... però, per me, Leviathan con il mostrone fatto di uomini rimane insuperabile. The abyss sembrava il remake di incontri ravvicinati di Spielberg...

Count Zero ha detto...

Sì The Abyss forse è eccessivamente buonista però ha dei sottotesti non banali

Boh non so mah ha detto...

Si, commento troppo banale ;)
The Abyss è un capolavoro ma per i *miei* gusti grezzi ho preferito Leviathan per l'idea originale che poi è stata ripresa millemila volte in altrettanti contesti... ;)

CyberLuke ha detto...

Ancor oggi Leviathan è perfetto per una serata si-fi subacquea senza troppe pretese (forse, l'ultimo del filone è stato Sfera).
E in effetti, in un ipotetico scontro Nia Peeples vs. Amanda Pays non saprei per chi parteggiare.

Count Zero ha detto...

@CyberLuke
Allora abbiamo qui un intenditore! ;) Per quanto mi riguarda non ho dubbi: Amanda Pays fin da Max Headroom

Andy ha detto...

@Count approvo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...