lunedì 21 dicembre 2009

Sunshine - Recensione

Sunshine
UK/USA, 2007, colore, 107 min
Regia: Danny Boyle
Sceneggiatura: Alex Garland
Cast: Cliff Curtis, Cillian Murphy, Rose Byrne, Chris Evans,
Michelle Yeoh, Hiroyuki Sanada, Mark Strong

A causa dello spegnimento del Sole, la Terra ha subito una nuova glaciazione. A prezzo dell’esaurimento di tutto il materiale fissile del pianeta viene approntata un’astronave con il compito di riaccendere la nostra morente stella mediante un ordigno nucleare da piazzare all’interno del suo nucleo. Si tratta in realtà della seconda spedizione, dato che della precedente si sono perse le tracce, e rappresenta l’ultima speranza della razza umana. I membri dell’equipaggio, all’insegna del politically correct, rappresentano ciascuno i rispettivi popoli della Terra.
Che gli anni 2000 siano per la fantascienza un periodo di totale oscurità è cosa nota. Solo ultimamente si comincia a intravedere qualche spiraglio di luce. Quindi, quando nel 2007 un regista dal glorioso passato (Danny Boyle) ottiene un budget consistente e mette insieme un cast di tutto rispetto per trasportarci sull’astronave Icarus II, l’attesa diventa spasmodica. E puntualmente delusa.
Il principale problema di Sunshine è rappresentato dalla sceneggiatura. Alex Garland (già autore dello script dell’abominevole The Beach) ce la mette tutta per rendere la storia un gigantesco festival del luogo comune e della sciatteria. Gli astronauti a bordo non solo sono stereotipati in base all’appartenenza geografica (il giapponese leader, taciturno e saggio, l’americano testa calda) ma anche irritanti nella loro monodimensionalità. L’unico personaggio degno di nota si può riscontrare nella figura dello psichiatra di bordo, Searle. A un certo punto del film comincia a nutrire un’ossessione nei confronti del Sole che va ricercata nei meandri del nostro DNA, eredità dei rettili in un mondo atavico. Bravo Garland, l’unica idea riuscita l’hai copiata dal romanzo Il Mondo Sommerso di J.G. Ballard (che naturalmente è ambientato in un contesto completamente diverso, l’esatto opposto per essere precisi). I personaggi che possono godere di una, seppur appena abbozzata, componente psicologica sono giusto tre. La presenza degli altri è puramente decorativa e non contano nulla nell’economia della storia.
La vicenda procede stancamente tra gli abituali problemi tecnici causati da fattori umani e non, fino al ritrovamento dell’Icarus I. L’introduzione di un nuovo personaggio, animato da follia religiosa di stampo apocalittico, e l’agognato raggiungimento del Sole conferiscono al film qualche sprazzo di vitalità ma è decisamente troppo poco per risollevarne le sorti.
Il comparto tecnico svolge bene il suo lavoro ma non basta una bella confezione per la riuscita di un film. Boyle sceglie la strada della verosimiglianza, potendo giovare di consulenze qualificate e di scenografie ispirate a prototipi della NASA e sottomarini nucleari. Ma nemmeno lui perde occasione di rendersi ridicolo. Gli innesti di pseudo-messaggi subliminali a bordo della Icarus I, che dovrebbero contribuire ad accrescerne l’atmosfera malata e misteriosa, sono del tutto superflui e fastidiosi. Bellissima invece la colonna sonora di John Murphy e degli Underworld.
Lodato inspiegabilmente dalla critica come ottimo esempio di film a medio-budget non ha avuto riscontro di pubblico (fatto ben più spiegabile). Provaci ancora Danny e cambia sceneggiatore.

2 commenti:

Lestat ha detto...

Pacco clamoroso e soldi buttati. Alex Garland lo dissanguerei volentieri. 28 giorni dopo lo poteva scivere chiunque e il resto sono porcherie.
Lestat

Capocchione ha detto...

Non ho l'occhio tecnico come il tuo ma a me sto film è piaciuto...
Ti dirò in alcune scene mi ha anche inquietato...

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