domenica 4 novembre 2012

Resident Evil: Retribution - Recensione

Resident Evil: Retribution
Germania/Canada, 2012, colore, 96 min
Regia: Paul W.S. Anderson
Scenggiatura: Paul W.S. Anderson
Cast: Milla Jovovich, Sienna Guillory, Michelle Rodriguez, Bingbing Li, Boris Kodjoe, Johann Urb, Kevin Durand, Oded Fehr, Shawn Roberts

I film della serie Resident Evil non hanno mai brillato in quanto a storia ma in quest'ultimo capitolo viene abbandonata totalmente qualsiasi pretesa di plot per concentrarsi unicamente su una sequela di momenti d'azione pompatissimi quanto a lungo andare monotoni e interminabili. Tenendo conto della struttura di Retribution, mai come in questo caso è corretto parlare di livelli più che di scene. Nemmeno il precedente capitolo, Resident Evil: Afterlife si era spinto a tanto. D'altro canto, e lo dico non senza rammarico, la saga videoludica ha intrapreso un percorso di abbandono della struttura da Survival Horror che l'ha portata nel corso degli anni ad uniformarsi sempre più con quanto ci viene proposto da Anderson. In questo contesto dove le sequenze si configurano come forsennate e convulse sessioni di gioco action, i cari vecchi zombie dall'andatura claudicante sarebbero fuori posto. Vengono rimpiazzati da qualche umano infetto tarantolato che si immola come carne da macello, destinato a lasciare spazio alla propensione al gigantismo del bestiario geneticamente modificato di Anderson, che rispolvera, raddoppiandole di numero o di dimensioni, alcune vecchie conoscenze.   L'introduzione di Retribution riprende l'epilogo del quarto capitolo, riproponendolo ed estendendolo tramite ralenti al contrario per fare capire che alla regia c'è lui, Paul W.S. Anderson, e un'ossessione è un'ossessione. Segue riassunto delle puntate precedenti per chi volesse sentire la voce di Milla/Alice per più di cinque secondi, ossia la durata media delle battute che pronuncia nel resto del film. Al termine del riepilogo troviamo un allegro quadretto familiare con un'inedita Alice in versione casalinga danarosa, il marito Carlos (Oded Fehr) e la figlia sordomuta Becky. L'idillio è destinato ben presto a finire quando il sobborgo residenziale viene invaso da un'orda di infetti. Mentre Carlos mutato sta per posare i tentacoli su di lei, si conclude questa piccola parentesi senza colpi di kung-fu e spacconate. Uno dei test del “Progetto Alice” è finito. Il nuovo clone della protagonista si sveglia (coperta solo da un fazzoletto di tessuto, come da prassi) all'interno dell'enorme base sottomarina della Umbrella Corporation situata sotto i ghiacci. Da qui in avanti si assiste unicamente al tentativo di fuga verso la superficie attraverso una serie di stage (le repliche di Tokyo, New York, Mosca e del sobborgo iniziale) tra Licker anabolizzati, raccordi tra le scene affidati alla solita mappa tridimensionale e ininfluenti ritorni di personaggi. Tramite l'espediente della clonazione c'è di nuovo spazio, stavolta tra le fila dei cattivi, per Michelle Rodriguez, Colin Salmon e qualcun altro. Un'operazione inutile che non va al di là del riconoscimento visivo perché nessuno ha un personaggio da interpretare. Stesso discorso vale per i componenti della squadra di recupero che vede tra le sue fila un paio di new entry buttate dentro a casaccio (Leon Kennedy, Barry Burton). Burton interpretato da Kevin Durand è l'unico che abbia un briciolo di caratterizzazione. Ma non c'è tempo da perdere con queste inezie, Anderson va troppo di fretta, ansioso di condurci al prossimo scontro. Una concezione che si muove nella direzione inversa rispetto a certe produzioni videoludiche odierne che ricercano un'attenzione narrativa e contenutistica sempre maggiore per farsi veicolo di emozioni ma anche di riflessioni. Qui al massimo si riflette su quanto prudesse a Milla la tutina in latex. Anche il tentativo di umanizzare Alice facendole instaurare un rapporto madre-figlia con la clone Becky resta ad un livello superficiale. Retribution come nei film precedenti pone le premesse per il capitolo successivo, il sesto ed ultimo, facendolo nel modo più spettacolare possibile. E c'è da scommetterci, sarà la versione sotto amfetamine di questo, che a sua volta è la versione sotto amfetamine di Afterlife.

2 commenti:

Boh non so mah ha detto...

Beh, dai. Una recensione ogni tre mesi e poi ti guardi 'ste schifezzuole. Per me questa si chiama masochismo :)
Comunque di RE mi sono fermato al 2 e dopo un'ora di water, mi sono deciso ad abbandonare la serie... XD

Count Zero ha detto...

Appunto, hanno la loro utilità. Se hai bisogno di un equivalente del Guttalax sono perfetti!XD

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