venerdì 19 novembre 2010

RoboCop - Recensione

RoboCop
USA, 1987, colore, 102 min

Regia: Paul Verhoeven

Sceneggiatura: Edward Neumeier, Michael Miner

Cast: Peter Weller, Nancy Allen, Dan O'Herlihy, Ronny Cox, Kurtwood Smith, Miguel Ferrer, Ray Wise, Robert DoQui


Uno scenario cyberpunk in versione ridotta. Non siamo ai livelli delle zaibatsu di gibsoniana memoria che si sostituiscono agli stati nazionali ma la multinazionale, in questo caso la OCP, si è già sostituita all’amministrazione pubblica. La città di Detroit, dominata dall’arroganza del potere economico e dalla violenza delle organizzazioni criminali, è sul punto di essere demolita e rimpiazzata dalla tecnologica Delta City. Prima di procedere alla sua realizzazione, la OCP, che ha già privatizzato la polizia, deve prima sradicare, almeno in apparenza, la criminalità dilagante. A tal proposito, due progetti futuristici, che garantiranno alla OCP un appalto multimilionario con il dipartimento della difesa, si contendono l’approvazione del grande capo (Dan O'Herlihy): il robot corazzato ED 209 del perfido vice presidente Dick Jones (Ronny Cox) e un modello di cyborg su base organica proposto dall’arrivista Bob Morton (Miguel Ferrer). Durante una dimostrazione, ED 209 si dimostra palesemente difettoso (ne sa qualcosa il povero Kinney) e Morton ottiene il via libera. Serve solo un volontario.
Il poliziotto Alex Murphy (Peter Weller) è una persona fortunata: il primo giorno di servizio nel suo nuovo distretto viene massacrato a colpi di fucile a pompa dalla banda più pericolosa della città capeggiata da Clarence Boddicker (Kurtwood Smith) in una delle scene di “morte” più crudeli e sanguinose che si ricordino. Verhoeven non si smentisce mai, la violenza disturbante e sopra le righe è da sempre uno dei marchi di fabbrica del regista di Amsterdam.
Murphy viene dichiarato morto, il suo cervello viene impiantato in un corpo meccanico e affiancato da un sistema informatico. È nato RoboCop, la versione tecnologica del giustiziere implacabile. Di umano conserva solo il volto, quasi completamente celato da un casco con visore ad esprimere quella dialettica tra tecnologia ed esistenza da sempre uno dei tratti principali del genere fantascientifico. Peter Weller si dimostra attore perfetto per la parte grazie alla fisionomia del suo volto che anticipa il carattere della mutazione: il volto spigoloso e levigato, i grandi occhi infossati, le sopracciglia rade, le labbra dal disegno regolare presentano tratti macchinici che la trasformazione in RoboCop non fa che accentuare.
Lentamente in RoboCop cominciano ad affiorare i ricordi della sua vita precedente: il nome Alex Murphy riacquista significato, viene investito dai flashback della sua vita familiare ed i volti ghignanti dei suoi assassini lo tormentano. E in questa coscienza infelice tormentata dalla persistenza della memoria affiorano anche i sentimenti, primo tra tutti quello della vendetta. Una metempsicosi nell’era dell’informatica.

Ottimo esordio americano dell’olandese Paul Verhoeven per un film di fantascienza urbana venato di cyberpunk e sostenuto da una sceneggiatura pregna di ironia sarcastica e crudo cinismo. La propensione all’eccesso di Verhoeven (sfido a non ricordarsi le geniali quanto splatter scene di morte presenti in RoboCop dopo appena una visione) si alterna ad un uso insistito di inserti televisivi in funzione di contrappunto ironico che diverranno ricorrenti nei film di fantascienza del regista (Starship Troopers su tutti). Da sottolineate la convincente perfomance irrigidita con sprazzi di umanità residuale di Peter Weller, attore troppo spesso relegato in territorio b-movie ma capace di dar vita a grandi interpretazioni come nel caso de Il pasto nudo, e la presenza di due villain d’annata, lo spietato Dick Jones dall’indimenticabile sorrisetto beffardo e il sadico Clarence. In parti secondarie troviamo due attori che i fan di Twin Peaks non tarderanno a riconoscere: Miguel Ferrer che diventerà l’agente FBI Albert Rosenfield e soprattutto Ray Wise, il mitico Leland Palmer. Il film non è invecchiato male in quanto gli effetti speciali non sono invasivi e si limitano ad un paio di scene. Certo è che vedere il rozzo ED 209 animato in stop motion (con la supervisione di Phil Tippett) oggi fa quasi tenerezza. Ok, togliamo pure il quasi.
Vennero realizzati due sequel, il secondo dei quali senza Peter Weller, che difettano di umorismo e pongono l’accento su una violenza spesso gratuita. RoboCop fu il titolo inaugurale del Dolby Stereo SR.

giovedì 18 novembre 2010

Teaser per BlinkyTM di Ruairi Robinson

Disponibile il teaser trailer per BlinkyTM, ex Bad Robot, primo lungometraggio del quasi regista di Akira e Voltron (entrambi, per fortuna, dispersi nel limbo), Ruairi Robinson.
Sempre più inquietante quel sorrisetto malefico...








Zon 261: gli zombie invadono la Svezia

2013, una nave carica di infetti si schianta sulla banchina del porto della città di Landskrona in in Svezia. L'infezione si diffonde a macchia d'olio, la città viene messa in quarantena e un muro di contenimento viene innalzato intorno alla città. Mentre zombie assetati di sangue invadono le strade, la tensione razziale tra svedesi e immigrati è sul punto di esplodere.

Difficile contare sul fattore originalità in un film sugli zombie e Zon 261, diretto da Fredrik Hiller, sembra seguire la strada de La terra dei morti viventi di Romero, con i suoi zombie dotati di una basilare scala gerarchica e della capacità di impugnare armi.
Uscita prevista in Svezia: 2012

mercoledì 17 novembre 2010

Fantascienza d'animazione: Parte 1

BATTLE ANGEL ALITA

Gunnm
Giappone, 1993, 54 min

Regia: Hiroshi Fukutomi


Tratto dal manga di Yukito Kishiro, Battle Angel Alita o Gunnm che dir si voglia è un OAV datato 1993 realizzato dalla storico studio d’animazione Madhouse. Stranamente non riuscì ad ottenere il successo sperato venendo soppresso dopo appena due puntate. Forse è proprio nella sua natura di opera incompiuta, nei molti punti i interrogativi irrisolti sulla provenienza e il passato della cyborg Alita e nello spazio lasciato all’immaginazione che risiede la maggior parte del fascino di questi anime.

Battle Angel Alita è ambientato nella “città discarica”, caotica e decadente città dalle immancabili influenze etniche sovrastata dal sogno irraggiungibile rappresentato dalla fluttuante città di Salem. Città discarica sopravvive grazie agli scarti di quest’ultima e sua volta le fornisce materie prime tramite una serie di enormi tubi di metallo. La tecnologia cyborg è entrata a far parte della vita di tutti i giorni tanto che a molti “umani” di umano è rimasto solo il cervello. In questo contesto si muovono cacciatori di taglie, ladri di parti del corpo meccaniche, derelitti di varia natura e la cyborg protagonista che non ricorda nulla del suo passato ma a poco alla volta scopre di possedere abilità straordinarie.

Non avendo mai letto nemmeno un volumetto, del discorso fedeltà al manga mi importa ben poco. Considerato come prodotto a se stante ci troviamo di fronte ad uno spaccato cyberpunk cinico e violento sostenuto da animazioni, per l’epoca, di buon livello e dialoghi ispirati. Doppiaggio italiano monocorde.

Esplicitamente omaggiato da James Cameron nella serie televisiva Dark Angel, è il chiodo fisso del regista di Avatar da almeno dieci anni. La tecnologia adesso è dalla sua parte e il tanto agognato live-action potrebbe finalmente vedere la luce. Ne sapremo di più una volta conclusa la trilogia dei puffovatussi.


PARASITE DOLLS

Parasaito Dôruzu
Giappone, 2002, 85 min

Regia: Kazuto Nakazawa, Naoyuki Yoshinaga


Ennesimo anime cyberpunk scritto dal più prolifico sceneggiatore di anime cyberpunk, ovvero quel Chiaki Koala a cui si devono Serial Experiment Lain, Texhnolyze, Armitage III e Bubblegum Crisis che ha in comune con Parasite Dolls il medesimo universo. Per le edizioni italiana e americana, i tre distinti OAV originali, tre episodi slegati tra loro e ambientati a diversi anni di distanza l’uno dall’altro, sono stati fusi insieme a formare un lungometraggio. Unico filo conduttore è rappresentato dalle problematiche, non certo originali per un anime cyberpunk, legate alla difficile convivenza tra umani e androidi sempre più evoluti.

Anno 2034. Gli androidi, meglio noti come Boomer, sono stati creati dalla Genom Cooperation per servire la razza umana in tutti gli aspetti, dal supporto alla polizia alle bambole sessuali. In un clima di convivenza non sempre pacifico, la polizia ha creato una divisione segreta chiamata Branch incaricata di indagare sui crimini correlati ai Boomer. Tra i membri del gruppo spiccano il poliziotto dal passato travagliato Buzz Nikvest, un androide stile Big Jim chiamato Kimball e la sanguigna recluta Reiko Michaelson.
Il primo episodio si divide tra Boomer impazziti, un bizzarro stalking e ricchi figli di papà in cerca di emozioni forti.
Il secondo episodio che si svolge ad un anno di distanza dal precedente cerca di indagare la capacità di provare sentimenti e persino di sognare dei Boomer e vede la presenza di un cyborg serial killer.
Intervallo temporale di cinque anni e via con l’episodio conclusivo. Takahashi il capoccia della Branch scompare nel nulla. Durante la ricerca, Buzz e soci trovano una connessione tra la scomparsa di Takahashi e l’escalation di violenza nei confronti dei Boomer che ha caratterizzato gli ultimi anni.

A dispetto dell’anno di produzione, Parasite Dolls dal punto di vista visivo sembra un anime cyberpunk proveniente direttamente dagli anni 90, stesse animazioni stessi colori tenui. Il problema è la troppa carne al fuoco e il troppo poco tempo a disposizione per sviluppare spunti di riflessione in maniera approfondita. Le molte sottotrame toccano solo incidentalmente quella che dovrebbe essere la tematica centrale ovvero le problematiche di un’integrazione umani-androidi e inoltre lasciano poco spazio alla caratterizzazione dei personaggi principali.
Pur presentando dei buoni spunti, Parasite Dolls fallisce nel costruire uno spaccato sociale qui sviluppato con troppa superficialità.


APPLESEED EX MACHINA

Ekusu makina
Giappone, 2007, 103 min

Regia: Shinji Aramaki


Terzo lungometraggio d’animazione (del 1988 e del 2004 i precedenti) tratto dal manga cyberpunk di Masamune Shirow, Appleseed Ex Machina annovera in veste di produttore il regista John Woo.
In seguito alla guerra mondiale che ha decimato la popolazione, la città stato di Olympus si erge come ultimo baluardo di speranza in un mondo dilaniato dal caos e dai conflitti. Questa utopica megalopoli è governata da Gaia, un’enorme intelligenza artificiale, e amministrata dai biodroidi, umanoidi ottenuti con la manipolazione genetica. Ma sotto la facciata peace&love di Olympus si cela il suo lato oscuro fatto di trame e complotti politici e di mai sopiti conflitti razziali tra umani, biodroidi e cyborg. A mantenere la pace anche mediante l’uso della forza ci pensa la E-SWAT, la squadra speciale della polizia di Olympus, che vede come membri di spicco Deunan e Briareos, compagni sul lavoro e nella vita (con tutte le complicazioni del caso visto che lui è diventato un cyborg).

Sin dai titoli di testa la torreggiante scritta “Prodotto da John Woo” promette vibranti scene d’azione e lo zampino del regista cinese si avverte sin dalle prime battute con la rocambolesca irruzione dei protagonisti in una cattedrale. Grande inventiva nei combattimenti, ralenti mai invadenti o fastidiosi e, naturalmente, la colomba bianca svolazzante. Poi pur mantenendo un alto tasso spettacolare entrano in gioco i mecha ed è la solita solfa. Tutto si può dire di Appleseed ma dark non lo è mai stato e anche qui ci si muove in un contesto diurno molto luminoso.
Appleseed Ex Machina è realizzato come un mix tra grafica 3D tradizionale e cel shading con tutte le limitazioni tecniche del periodo, dalle animazioni legnose specie quando non si combatte alla scarsa espressività dei volti. Nonostante tutto siamo anni luce avanti a quell’obbrobrio di Vexille. Peccato per l’impalpabile trama da film d’azione ma almeno Briareos e soci sono più espressivi di Stallone e soci, il che è tutto dire…

Dopo il fallimento del progetto televisivo Appleseed Genesis, è in corso un nuovo tentativo di portare sugli schermi il manga di Masamune Shirow. Appleseed XIII dovrebbe essere composto da 13 episodi da 22 minuti ciascuno e due film complementari. Production I.G e Jinni’s Animation Studios si occuperanno della produzione di questo progetto previsto per la primavera del 2011.

lunedì 8 novembre 2010

Gemini Rue

Gemini Rue, precedentemente conosciuto col suggestivo quanto impronunciabile titolo di Boryokudan Rue, si è fatto positivamente notare all’ultimo Independent Games Festival e un appassionato di avventure grafiche anni 90 come il sottoscritto è stato immediatamente riscaldato da un alone nostalgico.
Nel gioco scritto e programmato da Joshua Nuernberger, due storie parallele si intrecciano nel sistema di Gemini: prenderemo alternativamente il controllo del paziente affetto da amnesia Delta-Six e del ricercato Azriel, cercando di trovare un modo per sfuggire al controllo oppressivo della corporazione Boryokudan. Gemini Rue utilizza una tradizionale interfaccia punta e clicca con l’aggiunta del verbo “calciare” e la possibilità di usare un’arma da fuoco. Vedremo come verrà implementata quest’ultima opzione. Questo thriller neo-noir fantascientifico (può bastare così) si è già assicurato un distributore e l’appuntamento con il digital delivery è fissato per i primi mesi dell’anno prossimo. La colonna sonora d’atmosfera di Nathan Allen Pinard grida Vangelis al mondo.

giovedì 4 novembre 2010

Snowblind disponibile gratis

Qualche mese fa parlai di Snowblind, autofinanziato crauti-western diretto da Killian Manning con cameo di Wim Wenders. Questo bizzarro film post-apocalittico innevato, supportato dalla community wreckamovie, è ora disponibile online in HQ su Youtube e WasabiTV.com.au.
Una versione in 3D sarà disponibile a pagamento entro la fine dell'anno mentre sul sito ufficiale è già possibile acquistare la versione in HD e quella per cellulari. Buona visione.

Ritorno a Silent Hill

Interessante notizia dall'American Film Market: uffciale il sequel di Silent Hill, il cui titolo provvisorio è Silent Hill: Revelation 3D. A dirigere e sceneggiare la pellicola, che verrà realizzata in 3D nativo, sarà Michael J. Bassett, regista di Wilderness e Solomon Kane.


È bene ricordare che Christophe Gans col primo Silent Hill datato 2006 diede vita alla migliore trasposizione da videogame, cogliendo in pieno l'atmosfera da brivido del survival horror targato Konami.
Dal canto suo Michael J. Bassett nel sopracitato Solomon Kane, a dispetto di un budget tutt'altro che esorbitante, è riuscito a rendere giustizia al cinico personaggio creato dallo scrittore Robert Elvin Howard (il papà di Conan il barbaro) con un fantasy cupo e violento.

La trama di Resident Evil: Revelation ricalca quella del terzo capitolo della saga videoludica: Heather Mason è costantemente in fuga insieme a suo padre, sempre un passo avanti alle pericolose forze che la inseguono e che non riesce a comprendere appieno. Alla vigilia del suo diciottesimo compleanno, tormentata da terribili incubi e dalla scomparsa del padre, Heather scopre di non essere quella che credeva. La rivelazione la scaraventerà in un mondo demoniaco col rischio di rimanere intrappolata a Silent Hill per sempre.

Ancora nessuna notizia sul cast. A presto per maggiori aggiornamenti.

Spettacolare full trailer di Sucker Punch

La Warner Bros. ha diffuso il nuovo trailer ufficiale di Sucker Punch, il nuovo film diretto da Zack Snyder, regista di 300 e Watchmen.

Sucker Punch, che vede Snyder anche in veste di sceneggiatore, è ambientato nel 1950 e racconta le vicende di Baby Doll (Emily Browning), una ragazza che viene mandata in un ospedale psichiatrico dal suo patrigno. Entro cinque giorni verrà lobotomizzata e per sfuggire al dolore e al terrore comincia ad immaginare una realtà alternativa. Per riuscire a fuggire da questo mondo immaginario dovrà rubare cinque oggetti prima che un crudele uomo riesca a prenderla.

Sucker Punch uscirà negli Stati Uniti il 25 marzo 2011 e nel cast troviamo oltre a Emily Browning anche Jamie Chung, Vanessa Hudgens, Jena Malone, Abbie Cornish e il bravissimo Jon Hamm della serie televisiva Mad Men.

mercoledì 3 novembre 2010

Teaser trailer e poster per il thriller post-apocalittico The Divide

Precedentemente conosciuto col titolo di The Fallout, The Divide segna il ritorno alla regia di Xavier Gens a quattro anni di distanza dall'ottimo horror francese Frontier(s) e dall'insulso adattamento del videogame Hitman.
Ambientato in una New York appena colpita da una gigantesca e misteriosa esplosione, The Divide si concentra sulla lotta per la sopravvivenza di otto estranei che trovano rifugio in un bunker antiatomico. Mentre misteriosi uomini in tuta HAZMAT cercano di entrare, all'interno la situazione precipita e prevale la legge del più forte.

Il cast comprende Michael Biehn (l'ex attore feticcio di James Cameron da Terminator a The Abyss), Rosanna Arquette (Crash), Courtney B. Vance (Law and Order: Criminal Intent) e Lauren German (Hostel 2, Happy Town).
Uscita prevista: 2011


Eleven: dura la vita per gli space marine

Dopo qualche settimana di assenza, eccoci tonare con un corto leggero leggero in CG. Prodotto da Anzovin Studio, Eleven sottopone un povero space marine agli incovenienti legati ai diabolici distributori automatici di chiamata. Brutta storia quando si tratta di una chiamata d'emergenza e ci si trova su un pianeta popolato da robot killer...



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