lunedì 13 settembre 2010

Monsters - Recensione

Monsters
UK, 2010, colore, 94 min
Regia: Gareth Edwards

Sceneggiatura: Gareth Edwards

Cast: Scoot McNairy, Whitney Able


Sei anni prima dell’inizio della vicenda, una vasta porzione del Messico al confine con gli Stati Uniti viene infettata da spore aliene dopo lo schianto di un satellite della NASA reduce dalla missione di provare l’esistenza di vita aliena nel sistema solare. Dopo che viene scoperta la presenza di enormi creature tentacolari, la zona viene messa in quarantena.
Il fotografo Andrew (Scoot McNairy) viene incaricato di scortare Samantha (Whitney Able), la figlia del suo datore di lavoro, fino al confine con gli Stati Uniti. Andrew riluttante accetta ma continua a nutrire la speranza di scattare una foto nitida delle creature aliene e intascare i 50000 dollari di compenso. La via sicura e legale per raggiungere gli USA prevede di circumnavigare la zona infetta, ma una volta giunti all’unico porto civile in funzione i due scopriranno che l’area di quarantena è stata estesa e la loro meta è raggiungibile solo tramite una via più dispendiosa (impossibile ambientare un film tra i messicani e non trovarne almeno uno che rispetti la nomea di gente avida e corrotta) e pericolosa: passandoci in mezzo. Naturalmente l’esperienza finirà con l’avvicinarli.

Gli alieni (a cui non viene dato altro nome se non “creature”), vuoi per motivi di budget vuoi per la strada intrapresa dal regista si mostrano raramente. Escludendo una confusa soggettiva militare utilizzando un visore notturno all’inizio del film, prima di poterli vedere nelle loro interezza bisognerà attendere la fine della pellicola. E il contesto in cui avverrà non è decisamente quello che ci si aspetta. Edwards sceglie quindi un approccio misurato nella rappresentazione delle creature, suggerendone costantemente la presenza intorno ai protagonisti ma senza mostrali in modo chiaro per la maggior parte del film. Coloro che si aspettano un costante tasso di tensione pronto a esplodere in apparizioni aliene nelle giungla tropicale rimarranno immancabilmente delusi: siamo a livelli di suspense piuttosto blandi. A questo punto è bene sottolinearlo, Monsters è essenzialmente una storia d’amore. Magari un po’ frettolosa, magari non del tutto genuina visto che è forzata dalle circostanze, ma sempre di storia d’amore si tratta. Dei protagonisti, meglio caratterizzato lui, fortemente stereotipata lei, la classica figlia di papà assalita dai dubbi prima del matrimonio. In questo contesto i Monsters del titolo fungono da metafora dei loro sentimenti oltre a veicolare l’ennesimo messaggio sociale sulla paura del diverso (ma quando si tratta di muri innalzati continuo a preferire il più diretto Sleep Dealer). Alieni in un mondo alieno, decisamente spaesati, cercano solo un posto dove stare e reagiscono con violenza solo di fronte ad un minaccia. Il fatto che siano stato bombardati da forze congiunte dell’esercito messicano e statunitense non deve averli resi molto ben disposti nei confronti della razza umana.
Se la spettacolarità latita, Monsters ha il suo punto di forza è nella costruzione di un contesto particolareggiato che lascia aperte innumerevoli possibilità di sfruttamento. Al di fuori della zona infetta, Edwards crea un mondo dove la paura, la distruzione e la presenza di militari fanno parte della vita di ogni giorno. Nel caos da zona di guerra, tra scheletri di carri armati che giacciono agli angoli delle strade e la fiorente tratta dei clandestini, le creature si sono fatte strade nella cultura popolare come testimoniano i manifesti sparsi per le città, i cartoni animati e le pubblicità che offrono maschere antigas agli acquirenti del prodotto. Al regista va il plauso di essere riuscito a sfruttare con intelligenza il degrado di certe zone e le bellezze dell’America centrale senza scadere in immagini da cartolina.
Monsters non è indimenticabile ma, in virtù di un’atmosfera malinconica e trasognante che si fa strada con il procedere del film e che lascia il segno, riesce ad aggiudicarsi la sufficienza.

9 commenti:

Udo Kier ha detto...

uno dei pochi a dare la sufficienza. sui siti in lingua inglese o lo osannano o lo schifano proprio. devo assolutamente vederlo

Anonimo ha detto...

In linea di massima mi trovo d'accordo, direi una sufficienza risicata.
In quale città l'hai visto il FFF?

Count Zero ha detto...

@udo
lo sostengono perchè indie altrimenti non mi so spiegare.

@anonimo
Colonia. C'eri anche tu?

Anonimo ha detto...

Sì pure io a colonia :) mi sono fatto un bel numero di proiezioni serali e notturne: monsters, symbol seduto sui gradini, caged, hatchet 2, l'ultimo di kitano, quella schifezza di whale watching massacre e altri.

Count Zero ha detto...

Scusa eh ma con Whale Watching Massacre te la sei proprio andata a cercare :P
Le proiezioni pomeridiane sono quelle che mi hanno dato più soddisfazioni: Four Lions, Vampires e The Last Days of Emma Blank sono delle piccole gemme. Symbol è divertentissimo, l'ultimo di Kitano aspetto che esca in Italia. Hai mica visto The Pack? Il francese non lo mastico, i sottotitoli in tedesco nemmeno.

Anonimo ha detto...

Lascia stare quei 9 euro me li sogno ancora la notte...
The Pack non l'ho visto non avrei capito niente. La gente con cui ho parlato non ne sembrava entusiasta cmq

Mark ha detto...

Insulso non mi ha lasciato niente. So che verrà distribuito anche in italia incredibile. Sperano che il trailer ingannevole spinga la gente a vederlo?

Case ha detto...

Concordo con count zero sull'atmosfera trasognante che mi ha trasmesso qualche sporadico sprazzo di emozione. Il fatto è che, indie o non indie, monsters è irrimediabilmente e implacabilmente noioso. I due attori protagonisti, coppia di fatto nella vita già prima dell'inizio delle riprese falliscono miseramente nel creare alchimia sullo schermo.

Udo Kier ha detto...

avrei fatto meglio a spendere il mio tempo in maniera più produttiva invece di vedere sta roba. Quei due babbei di attori sono da prendere a testate

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